Una Veronica vagante è arrivata a Lisbona.
Dal verde azzorriano di Terceira alle strade colorate della capitale portoghese.
Tra le macchine, i turisti e i pasteis de nata.
Read it in English: Una Veronica Vagante – LISBON, second stop
Ancora una volta sono salita su un aereo senza avere un biglietto e senza sapere quale sarà la prossima tappa, ma questa volta non ho nessuna paura. Nessuna ansia, se non fare un altro passo oltre i miei limiti.
Un’amica qualche giorno fa mi ha consigliato di fermarmi e prendermi dei minuti per pensare solo a me e scrivere quello che sentivo.
Ma non volevo, mi sentivo stupida. Mi sentivo stupida a scrivere di come mi sentivo. Come può avere senso?
E quando mi sono realmente fermata emotivamente, ho realizzato.
Il passaggio dalla quiete, il silenzio e la tranquillità del Banana Eco Camp alla grande città e i ritmi frenetici dell’ostello avevano avuto il loro effetto su di me, senza che me ne rendessi conto.
L’essere in una grande città, però, ha anche i suoi lati positivi.
Posso girare a piedi e raggiungere il supermercato senza farmi km a piedi.
Posso parlare con persone in inglese con la consapevolezza che mi capiranno.
E posso uscire, passeggiare, e fare nuove amicizie.
Ma, Veronica vagante, cos’hai visto in questa settimana?
Ottima domanda.
Alcuni di voi lo sapranno già: due anni fa ero già stata a Lisbona, e avevo fatto una super maratona turistica.
Questa volta, quindi, sono sempre turista, ma sto saltando i principali punti turistici.
Questo vuol dire lunghe passeggiate su e giù per le strade e le scalinate della città,
a cercare i miradouros più nascosti, i posticini più tipici,
e a lasciare le visite a musei e altri luoghi per le fasce orarie e i giorni in cui sono gratuiti.
Una sorta di caccia al tesoro più o meno divertente che si incastra con i turni all’ostello e le opportunità di condividere parte dell’esperienza con altre persone.
Questa seconda tappa di questo viaggio senza tappe è forse proprio la condivisione.
Nell’ultimo post raccontavo di quanto al Camp fosse importante, e devo ammettere che qui la concezione di condivisione ha un significato simile ma in qualche modo la sento in modo diverso.
Mentre prima comunicavo con i vari ospiti del camp, qui mi ritrovo ad avere contatti con persone per un periodo molto più lungo.
Da una parte il contatto con chi alloggia in ostello è sempre più superficiale e distante, dall’altra quello con lo staff e il resto dei volontari è sempre più stretto.
Lo scorso fine settimana si sono ritrovati proprio qui in ostello degli ex volontari, e si sentivano come una famiglia. La loro famiglia portoghese ma internazionale.
Qui in ostello i ritmi sono molto veloci – l’accordo sono venti ore settimanali di aiuto nel preparare la colazione, fare i letti, portare le persone all’altro ostello per i tour giornalieri, come supporto nel bar o negli eventi e cene con almeno due giorni liberi. E in cambio alloggio, colazione e lavanderia gratuiti (più qualche cena scontata o qualche rimasuglio delle cene che in qualche modo si riesce ad avere – super occhiolino).
La cosa meravigliosa sono le storie.
Le storie delle persone, e come con alcune ci sia una sorta di connessione speciale, quella voglia e quella necessità di sentire quello che hanno vissuto.
Ci sono persone che sono così e basta.
Ci sono persone a cui faresti una valanga di domande e qualsiasi risposta ti farebbe solamente incuriosire ancora di più.
Ne racconterò qualcuna con più calma, nel frattempo lascio le foto e, se ancora non l’hai fatto, puoi seguirmi giorno per giorno su instagram e su facebook!
Ci vediamo lì.
Ciao Veronica!
Foto e post fantastici come al solito.
Curiosità (magari hai già risposto, ci hai dedicato anche un post e me lo sono persa…): come fai a trovare l’ostello per lavorare? Hai contatti? Mandi CV a destra e sinistra? Ricerche infinite su Internet?
Buona continuazione
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Giada,
no, non ho ancora risposto a questo tipo di domande. Magari dedicherò un post intero a questo.
Comunque, è un po’ di tutto – contatti, curriculum, piattaforme, dipende anche dalla fortuna che hai. Alcune volte le cose ti vengono veramente servite su un piatto d’argento o capitano per caso.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Pingback: Una Veronica Vagante – LISBON, second stop – Una Veronica Vagante
Pingback: Come imparare una nuova lingua – consigli per studiarla facilmente – Una Veronica Vagante
Che bella esperienza. Lisbona è una città stupenda, oltretutto 😊
"Mi piace"Piace a 1 persona
Assolutamente vero. Soprattutto vivendoci un periodo, assume un tratto ancora più speciale 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Pingback: I miei libri di Ottobre – Una Veronica Vagante